IN COSA POSSO AIUTARTI

Crescita personale

 Iniziare un percorso di crescita personale è un po’ come iscriversi in palestra per migliorare il proprio corpo: il coach indica il training più adatto per dare forma al fisico infondendo carica nei momenti di maggiore fatica, il terapeuta accoglie e sostiene la sofferenza nei momenti di maggiore angoscia e percorre un pezzo di cammino al fianco delle persone per guidarle in un processo di crescita. Può capitare durante la ricerca di un lavoro che si sostengano numerosi colloqui senza superarli pur avendo le capacità necessarie per svolgere la mansione per cui ci si candida… Oppure che non si riescano a superare gli esami universitari pur studiando tanto… O ancora di non trovare l’amore nonostante ci siano stati numerose frequentazioni… Un percorso di crescita personale si rivolge a persone giovani e adulte che non riescano a progredire in un ambito della loro vita nonostante i numerosi tentativi compiuti. Il focus di questi percorsi possono riguardare:

  • l’autostima e la fiducia in se stessi per cambiare l’immagine di se stessi che si trasmette agli altri;

  • la motivazione nei casi in cui sono presenti situazioni di stasi prolungate;

  • gli atteggiamenti con cui si vivono le abitudini quotidiane, gli ostacoli, i problemi.

Il lavoro continuo su questi costrutti psicologici si concluderà con il raggiungimento di una maggiore conoscenza di se stessi e una nuova consapevolezza circa le proprie risorse e limiti, il consolidamento del vero Sé attraverso un rapporto più autentico con se stessi, l’aumento della resilienza di fronte agli ostacoli della vita e il raggiungimento dei propri obiettivi.

Problematiche relative all’età adolescenziale

L’adolescenza è una fase critica del ciclo di vita, caratterizzata da trasformazioni fisiche, sessuali, cognitive, emotivo-affettive e relazionali. In questo periodo della crescita i ragazzi sono impegnati in un compito cruciale: l’acquisizione del senso di identità personale. L’adolescente si chiede “Chi sono?”, “Come mi vedono gli altri?”, domande a cui non riesce a dare una risposta certa a causa dei molteplici cambiamenti che lo pervadono e che lo conducono a mettersi in discussione continuamente. La sua individualità è costruita gradualmente ogni volta che si interfaccia con i valori, le attività, i compiti e i comportamenti previsti dalle persone e dai contesti con cui entra in relazione. Ogni tappa è un’occasione di crescita: se questo compito di sviluppo si concluderà con la formazione di un’identità positiva, l’adolescente sarà in grado di assumersi degli impegni e delle responsabilità, di comprendere i propri limiti e di gettare le basi per il proprio progetto di vita. Se invece le esperienze di conflitto non vengono risolte adeguatamente, nel ragazzo si esacerba una confusione che lo conduce ad oscillare tra un’identificazione e l’altra senza riuscire a trovare se stesso con la conseguente formazione di un’identità negativa. Le crisi evolutive in cui un ragazzo/a può rimanere imbrigliato sono molteplici, ad esempio:

    • Nello sperimentare situazioni nuove, confrontarsi con i coetanei, affacciarsi all’ambiente sociale con conseguente ritiro dalla vita sociale, fino al quadro psicopatologico degli Hikikomori.

    • Ribellione, rifiuto di fronte alle regole, alla legge, ai divieti, nelle relazioni asimmetriche con figure di autorità, in contesti diversi come in famiglia, a scuola, nello sport, nel lavoro. Intervenire in questi casi significa scongiurare il cristallizzarsi nel tempo di questi comportamenti che possono trasformarsi, in casi gravi, in un disturbo oppositivo-provocatorio (DOP).

Con i ragazzi mi propongo come guida autorevole e attraverso la relazione li aiuto nel processo di acquisizione di sicurezze interne, fiducia in se stessi, ad affrontare gli ostacoli che si pongono lungo la strada e a capire i loro confini attraverso la comprensione e il rispetto delle regole che contribuiscono alla formazione di una solida identità personale stimolando il processo di separazione-individuazione dalla famiglia.

Disagio esistenziale

Il disagio esistenziale può manifestarsi sottoforma di malessere, stato di inquietudine, insoddisfazione può essere legato alla transizione da un determinato ciclo di vita ad un altro come alla fine dell’età adulta e l’inizio della vecchiaia o alla perdita di una persona cara, alla paura della morte o ancora a difficoltà a vivere serenamente la realtà e il presente. Molto spesso una vita condotta quasi esclusivamente all’insegna del principio di piacere e dell’egocentrismo in cui ci si attiene a modelli di comportamento e di pensiero, standardizzati e preconfezionati come la società attuale impone in genere esacerba una insoddisfazione indefinita. In questa condizione l’individuo manca della sua singolarità e unicità per essere considerato uno tra tanti. In questi casi il colloquio è lo strumento per favorire una relazione autentica, la seduta rappresenta lo spazio per rivalutare se stessi, per riscoprire valori importanti e giungere ad uno stato di maggiore accettazione di sé e della realtà.

Forme di disadattamento

In questi casi sussistono una serie di sintomi aspecifici sotto soglia che possono costituire una fase di transizione di un qualcosa di più grave che potrebbe cristallizzarsi in strutture di personalità disfunzionali. Forme di disadattamento possono emergere durante cambiamenti significativi di vita come divorzio, lutto, licenziamento, trasferimento, problemi sul lavoro o a scuola, bullismo, problemi di salute. Un fenomeno frequente è il disadattamento scolastico espresso da alunni problematici o ingestibili che entrano in forte opposizione con docenti, compagni e il personale scolastico. Tutti i contesti comunitari in cui è prevista una convivenza civile richiedono la capacità di autoregolazione e rispetto per gli altri che vengono a mancare a causa di problemi psicologici personali e comportamentali.

Difficoltà emotive e relazionali

Le emozioni trovano poco spazio nella cultura moderna: non solo è importante conoscere e denominare le emozioni e agli stati d’animo che si provano ma ancor più, è necessario interpretarli per dargli significato. Molte emozioni infatti, inespresse verbalmente, si riversano nel corpo che si trasforma in corpo-soggetto (corpo vivente) i cui gesti possono essere decifrati in una donazione di senso. La tristezza e la gioia, la rabbia e la paura, la speranza e lo sconforto determinano il modo di vivere e di stare nel mondo, il modo di incontrarci con gli altri e con noi stessi.

I disagi emotivi possono essere connotati in due modi: esternalizzanti, in cui prevale la tendenza ad esigere che i propri bisogni personali vengano immediatamente soddisfatti e che abbiano la precedenza su quelli degli altri, sono un esempio: la competitività, la rabbia, l’aggressività e i disturbi della condotta, l’irrequietezza, il bullismo. Quando i disagi sono interiorizzanti le problematiche sono vissute attraverso un ripiegamento su se stessi come ansia, isolamento e depressione, disturbi psicosomatici, alessitimia.

Dipendenza affettiva

La dipendenza affettiva fa parte delle new addiction o meglio delle dipendenze senza sostanza, si verifica nella relazione di coppia disfunzionale in cui uno dei membri vive in funzione dell’altro annullando se stesso e i propri bisogni. Per la persona dipendente il rapporto di coppia rappresenta una condizione unica, indispensabile e necessaria in cui tuttavia manca una sana reciprocità affettiva. Le emozioni che prevalgono sono la paura, il senso di inferiorità e la rabbia: paura della solitudine, di perdere l’altra persona o di essere abbandonati; senso di inferiorità nei confronti del compagno/a, rabbia repressa verso se stessi e l’altro. Il percorso per uscire da uno stato di dipendenza affettiva coinvolge il lavoro sulla conoscenza delle emozioni attraverso la verbalizzazione degli stati d’animo vissuti e il riconoscimento dei segnali inviati dal corpo; migliorare la sicurezza in se stessi e l’autostima attraverso il dialogo interiore, l’assertività riconoscendo a se stessi i no mancati e contemplare la possibilità di non compiacere l’altro. Altra dimensione da consolidare con la persona dipendente è quella dell’identità in quanto quest’ultima mira nella relazione di coppia a fondersi con l’altro e a creare un rapporto simbiotico, diventa quindi importante tirare in ballo la percezione che la persona ha di sé, del proprio essere nel mondo e delle relazioni che ha. Ultimo passo nella cura della dipendenza affettiva è ricreare le situazioni temute prefigurando cosa di negativo potrebbe accadere in caso di distacco e guidare la persona affinchè affronti in maniera vincente i propri mostri, imparando ad amarsi, ad abbandonare la vergogna e il lutto per scegliere la solitudine.

Ansia

L’ansia trova le sue basi nello stato di attivazione fisiologica in risposta a stimoli e situazioni che sono percepiti dalla persona come una minaccia per la propria sopravvivenza e sono legati alla paura di fallire, di non avere successo, di non riuscita. Per comprendere il sintomo dell’ansia bisogna indagare la natura incerta e limitata dell’esistenza umana che apre la porta all’insicurezza e al non-potere che continuamente si impongono all’uomo con il risultato di farlo sentire impreparato. L’esperienza soggettiva dell’ansia è un sentimento di annientamento dell’io nelle sue potenzialità, un non poter essere o un non esserci del tutto. In questi casi al fine di superare lo stato ansioso, risulta necessario giungere a una nuova consapevolezza di libertà che ha a che fare con il potere di lasciar andare la vita per come deve andare e affrontarla con la giusta calma. Il coltivare una fiducia profonda funge da sostegno alla persona e le permette di sperimentare la calma necessaria.

Depressione

Nella depressione l’emozione predominante è la tristezza, a questo stato emotivo si associa la sensazione di mancanza per un bene perduto, tutta l’attenzione si iperfocalizza sull’immagine mentale di ciò che si è perso mentre si tende ad ignorare tutto il resto. Se ciò che manca è percepito come qualcosa di dovuto di cui si è stati espropriati, allora alla tristezza si accompagna l’emozione della rabbia per l’ingiustizia subita con sentimenti di autosvalutazione per il mancato riconoscimento di un diritto. Se invece la persona si ritiene responsabile della perdita, alla tristezza si associa il senso di colpa per non aver saputo evitare qualcosa di spiacevole, accompagnato da un sentimento di riduzione dell’autoefficacia percepita. In questi casi la cura si concentra sull’elaborazione della perdita e l’apertura verso l’accettazione di una condizione non desiderata per riorganizzare un nuovo progetto esistenziale con diversi scopi di vita.

Supporto genitoriale

Il sostegno genitoriale va a curare il rapporto tra genitori e figli che quando è connotato da qualità positive si dimostra associato ad un buon sviluppo sociale, emozionale e cognitivo del bambino. Risulta importante considerare oltre la relazione con i genitori, anche la complessità dei processi familiari nel qui ed ora e il contesto in cui questi si inseriscono, attraverso una chiave di lettura diacronica per analizzare le influenze intergenerazionali sullo sviluppo del bambino. Gli scambi che il bambino ha con il suo ambiente di crescita racchiudono non solo gli effetti che l’ambiente ha sul bambino ma anche gli effetti che il bambino al contempo produce sul proprio contesto. Gli scopi di un percorso di sostegno genitoriale possono concretizzarsi:

    • Nel guidare i genitori a compiere le scelte migliori in un’ottica preventiva;

    • Nell’analizzare le dinamiche disfunzionali tra i membri e favorire la consapevolezza circa i comportamenti inadeguati per mettere in atto strategie risolutive;

    • Nel ridurre gli effetti di eventuali fattori di rischio presenti come depressione materna, svantaggio sociale, disoccupazione e difficoltà economiche ecc.

    • Nel promuovere i fattori protettivi come un sano stile di attaccamento, le capacità di coping e di resilienza, le risorse dei genitori e della famiglia.

Doposcuola specialistico

Trattasi di uno spazio pomeridiano pensato per gli studenti che abbiano delle difficoltà di studio autonomo. L’obiettivo non si esaurisce nel portare a termine i compiti ma nel riuscire a sviluppare un metodo di studio adeguato alle proprie necessità e quindi personalizzato. Oltre allo sviluppo di strategie compensative si dà spazio a training cognitivi computerizzati per stimolare i processi di base e le abilità strumentali di lettura, scrittura e calcolo.

Riabilitazione cognitiva

La riabilitazione cognitiva è Indirizzata a persona adulte e anziane che in seguito ad evento avverso o all’avanzare dell’età, vogliano mantenere un buon funzionamento nella vita quotidiana. Saranno illustrati esercizi carta e matita o computerizzati utili per l’allenamento delle componenti cognitive e le buone abitudini da mettere in pratica periodicamente.